“Si può definire schiavitù vivere nella mente senza che essa sia diventata una parte del corpo” ( K.Gibran)
L’errore di fondo che commettiamo è che ci identifichiamo con la mente, trascurando i segnali del corpo.
Per questo motivo cerchiamo di dominarlo o cambiarlo e metterlo al servizio della mente. In realtà noi non siamo una mente, ed è la mente stessa che dovrebbe mettersi al nostro servizio per aiutarci a capire chi siamo e cosa succede, mentre spesso, fuorviata dalla propria visione e comprensione parziale, finisce invece per credere di essere lei al centro di tutto.
Ogni sensazione soggettiva presuppone un’indicazione : attrazione o rifiuto, benessere o malessere..La conoscenza ottenuta attraverso la percezione ed intuizione è molto diversa dal sapere , come processo mentale. Ignorando le nostre risposte fisiche rinunciamo anche all’opportunità di conoscerci attraverso una strada più accessibile e precisa.
Il corpo è qui , ora, concreto, presente, vivo, sensibile: se prestiamo attenzione, il nostro organismo offre continuamente indicazioni profonde ed accurate. Se comprendo che il mio corpo , oltre a disporre di informazioni infinitamente più numerose ed accurate rispetto di cui dispone la mia mente condizionata , ha qualità istintive ed innate di comprensione , intuizione e scelta di priorità , allora assumo un’attitudine di rispetto..
La mia mente a quel punto, invece di cambiare il corpo e forzarlo, per adattarlo a proprio Ego, si pone in una condizione di ascolto e collaborazione,.
Nella pratica yogica si tratta piuttosto di togliere, di sottrarre qualcosa che è in eccesso. E’ un lavoro di sottrazione di qualcosa di troppo, e quel qualcosa è una attività mentale che, distraendo e facendo rumore, impedisce alle sensazioni corporee, già naturalmente presenti in ognuno, di rilevarsi.